“Bisogna coltivare il nostro giardino”

(Candide, Voltaire)

Questo blog nasce con l’intenzione di raccogliere testimonianze ed opinioni di tutti coloro che hanno potuto o dovuto toccare con mano la realtà del lavoro stagionale sulla costa romagnola. Lo scopo è quello di creare uno spazio in cui possano emergere le prime voci di denuncia ad un SISTEMA DI SFRUTTAMENTO, da considerare come un vero e proprio SCHIAVISMO ESTIVO che persiste indisturbato da decenni a questa parte.

Questa iniziativa è frutto della consapevolezza che i grandi cambiamenti, da sempre auspicati, possono prendere forma solo attraverso LA CONDIVISIONE delle stesse ingiustizie, L’UNIONE e LA SOLIDARIETA di fronte alla medesima condizione. Ancora più importante è la presa di coscienza, da parte di tutti, della situazione a dir poco critica che i lavoratori dipendenti del settore turismo si trovano a dover accettare, convinti del fatto che le retribuzioni siano dopotutto vantaggiose e dunque il gioco valga la candela. Proprio per sfatare questa concezione diffusa, il blog si propone di INFORMARE tutti i lavoratori appartenenti a qualsiasi categoria del settore sui loro REALI DIRITTI, affinché non venga più tollerato il modo in cui i potentati del turismo si arricchiscono, ignorando la dignità degli instancabili lavoratori i quali, per forza di cose, concepiscono il rispetto del contratto come un miraggio e si trovano a dover subire vessazioni quotidiane e ricatti.

Pertanto il blog vuole sensibilizzare oltre che gli addetti ai lavori, coloro che vivono la situazione dall’esterno e che con remissività si limitano a ritenerla qualcosa di assodato ed immutabile. Tutti sanno che laddove sono state intraprese delle battaglie con decisione, come nel caso dei bagnini di salvataggio, i risultati sono stati ampiamente soddisfacenti.

Invitiamo dunque tutti i naviganti ad usufruire del materiale informativo a disposizione ed a rilasciare il loro contributo descrivendo le esperienze vissute, esprimendo punti di vista ed elaborando proposte, proprio come tante piccole gocce che faranno traboccare il vaso.

domenica 5 giugno 2011

APPUNTI DALL'INCHIESTA

Un caso di schiavismo e molestie a Bellaria Igea Marina.
Abbiamo deciso di utilizzare nomi fittizi, almeno per ora, attendendo gli sviluppi delle indagini di carabinieri ed ispettorato del lavoro.

    Maria (nome di fantasia) è partita da Torino verso la Riviera Romagnola, dovendo risolvere alcuni problemi personali, in primis il bisogno di denaro. Era cosciente che avrebbe dovuto accettare qualsiasi lavoro, pur di racimolare una determinata cifra. Il caso l’ha condotta a lavorare presso un albergo di Bellaria: Hotel La Pietra.
La durezza del lavoro è quello standard per la provincia di Rimini: salario di 5 euro all’ora, mancanza di giorno libero e circa ottanta ore settimanali. All’inizio del lavoro, Maria è stata messa in difficoltà dalla consuetudine aziendale di dover firmare le dimissioni in bianco insieme al contratto fittizio proposto dal titolare trentenne: Matteo Cazzola.
    La cifra del lavoro quotidiano la provava fisicamente e psicologicamente. Ma è stata la natura di controllo totale imposto da Matteo che la opprimeva. Il desiderio del Padrone di controllare le uscite serali ed imporre precisi orari di ritorno presso l’azienda. Il posto letto da “gentile concessione” era divenuto lo strumento per far diventare totalizzante la pratica di riduzione in schiavitù. Matteo voleva controllare la vita di Maria oltre le ottanta ore di lavoro. I diversi sms inviatele esplicitano la pretesa di sudditanza totale del corpo femminile: fino a giungere ad esplicite e volgari richieste sessuali. I limiti posti dalla lavoratrice torinese irritavano Matteo, e le discussioni divenivano sempre più feroci, finchè quest’ultimo ha deciso di cacciare violentemente Maria dall'albergo, creandole notevoli problemi per l’alloggio.
    A questo punto, Maria si è rivolta ad un attivista del nostro Comitato, ed inizia a raccontarle tutto. Quando Lorenza accompagna Maria ad incassare il denaro dovuto dall’albergatore, mette a fuoco che i colleghi non sono affatto solidali, dato che sono schiacciati nel proprio egoismo nel difesa dell magro salario, il posto letto ed alcuni regalini illegali, come possano esser droghe leggere. La voglia di giustizia ha spinto Lorenza ad accompagnare Maria presso diversi uffici, come quello dell’Ispettorato del Lavoro e dei Carabinieri per denunciare la dinamica di schiavismo eclatante dispiegato dall’albergatore romagnolo.
    Se l’inchiesta è un ballo fra narratore ed intervistatore. La voglia di giustizia è la musica che dà il senso a tale danza, battendo il tempo di una nuova solidarietà.

1 commento:

Leviathan ha detto...

e i bagnini assunti per 8 ore e ne fanno 12 senza giorno libero?
o assunti per 5 ore al giorno addirittura e il resto in nero?

Servono controlli molti più frequenti