“Bisogna coltivare il nostro giardino”

(Candide, Voltaire)

Questo blog nasce con l’intenzione di raccogliere testimonianze ed opinioni di tutti coloro che hanno potuto o dovuto toccare con mano la realtà del lavoro stagionale sulla costa romagnola. Lo scopo è quello di creare uno spazio in cui possano emergere le prime voci di denuncia ad un SISTEMA DI SFRUTTAMENTO, da considerare come un vero e proprio SCHIAVISMO ESTIVO che persiste indisturbato da decenni a questa parte.

Questa iniziativa è frutto della consapevolezza che i grandi cambiamenti, da sempre auspicati, possono prendere forma solo attraverso LA CONDIVISIONE delle stesse ingiustizie, L’UNIONE e LA SOLIDARIETA di fronte alla medesima condizione. Ancora più importante è la presa di coscienza, da parte di tutti, della situazione a dir poco critica che i lavoratori dipendenti del settore turismo si trovano a dover accettare, convinti del fatto che le retribuzioni siano dopotutto vantaggiose e dunque il gioco valga la candela. Proprio per sfatare questa concezione diffusa, il blog si propone di INFORMARE tutti i lavoratori appartenenti a qualsiasi categoria del settore sui loro REALI DIRITTI, affinché non venga più tollerato il modo in cui i potentati del turismo si arricchiscono, ignorando la dignità degli instancabili lavoratori i quali, per forza di cose, concepiscono il rispetto del contratto come un miraggio e si trovano a dover subire vessazioni quotidiane e ricatti.

Pertanto il blog vuole sensibilizzare oltre che gli addetti ai lavori, coloro che vivono la situazione dall’esterno e che con remissività si limitano a ritenerla qualcosa di assodato ed immutabile. Tutti sanno che laddove sono state intraprese delle battaglie con decisione, come nel caso dei bagnini di salvataggio, i risultati sono stati ampiamente soddisfacenti.

Invitiamo dunque tutti i naviganti ad usufruire del materiale informativo a disposizione ed a rilasciare il loro contributo descrivendo le esperienze vissute, esprimendo punti di vista ed elaborando proposte, proprio come tante piccole gocce che faranno traboccare il vaso.

venerdì 1 agosto 2008

SPAZIO ALLA NARRAZIONE



CERCASI COMMESSA, IL RACCONTO.

L'autrice di questo racconto è una ragazza di Riccione che ha deciso di contattarci per poter divulgare la sua esperienza. "Abracadabra" è lo pseudonimo con cui ha deciso di firmarsi.
“CERCASI COMMESSA”
“Il risveglio della bella addormentata nel bosco dei lupi cattivi"
Riccione, Aprile - Maggio 2009.
L' Associazione Albergatori, il Centro Impiego, il Fò di Romagna, le Agenzie Interinali, il passa parola, internet e un po' di fortuna sono i mezzi consueti per venire a conoscenza di richieste di lavoro nella Perla della Riviera Adriatica. Nell' epoca del precariato e del caos generazionale dove i trentenni vengono chiamati dall' Italia e dal resto dell' Europa “Bambini” perché vivono ancora con i genitori e perché non fanno figli, la narrazione può assumere un ruolo cruciale nel restituire e comprendere la realtà.Seguendo fianco a fianco l’esperienza di una “ giovane 35enne, nubile, senza figli, istruita con bella presenza e modi garbati, nata nella gettonata Riccione”, si può raccontare il presente vissuto sulla pelle e il futuro costantemente immaginato. Le pagine diventano un vero e proprio diario di indirizzi, appunti meticolosi e numeri di telefono raccolti in un mese di ricerca del lavoro, che la ragazza ordina per non confondersi e decifrare meglio le tante simili ma diverse richieste. Offerta: “cercasi commessa del posto, stagione estiva, neg. abbigliamento, full time. Bella presenza, esperienza, lingue russo, inglese, francese, tedesco, max 29, astenersi perditempo. Mandare Curriculum all'indirizzo mail... tel...”. Per trovare lavoro oggi bisogna essere tutto. Bravi, belli, istruiti ma soprattutto virtuosi in omertà.Giulia, così chiameremo questa ragazza, all' inizio di Aprile comincia le sue ricerche per la stagione di Giugno Luglio e Agosto. Spedisce via mail tre cv scartando le offerte max 29 anni e comincia con le prime telefonate. Pochi giorni e nessun arrivo in posta elettronica, al telefono stesse risposte :“ci porti intanto il cv, la valuteremo” “in questo momento stiamo già provando delle ragazze”,“ abbiamo già fatto, la saluto”, “ ci chiami verso metà mese”. Giulia pensa: c'é tempo!


I COLLOQUI


La signora sbrigativa.

Ecco un' altro annuncio, telefona e si reca al primo appuntamento. La proposta di nove ore al giorno, orario spezzato mattina/sera, 1.100.00 euro al mese, tutti i giorni. Il titolare cortese si assicura che avesse già avuto esperienza nel settore ma mostra una perplessità per la messa in regola anche part-time e dice che la contatterà.Un passa parola l' avverte di un bel negozio non lontano dalla sua abitazione, una via non centrale ma strategica per il passaggio continuo di turisti. Giulia telefona ed ottiene un' incontro. Entra in negozio e la signora che stava servendo una cliente la guarda: Hai bisogno? - Sì, buongiorno sono Giulia per il nostro appuntamento- la signora molla sull' istante la cliente lasciandole un capo in mano e invita la ragazza ad accomiatarsi a parlar di affari. Aveva fretta di stringere. -“Hai detto che sei del posto giusto? Dove abiti? Ah, vicino! A me serve una che sappia vendere e che sappia bene le lingue, io sono un po' esigente con la pulizia quindi voglio attenzione...dunque...qui l'orario é mattina e sera, fino a mezzanotte, in tutto nove ore, ma ti metto in regola per quattro, due la mattina e due la sera. Sei sposata? Per lo stipendio quanto vuoi? No perché iooo preferisco chiarire prima per non avere problemi, dunquee, sai che é un forfait tutto compreso no? 13esima, 14esima ect... La domenica si lavora lo sai...Non é che poi te ne vai via eh?! Allora quanto vuoi?”. Giulia non si sbilancia. La signora esita ma poi dice:-“Mh, mhh...ti va beneee.. 1.300.00 al mese?! Comunque per me vai bene, sì sì vai bene, allora ok? ”- e in velocità aggiunge -“..eee, quando poii c'é meno da fareee ti mando a casa prima. Allora? Va bene? 1.300?”-. Giulia conferma al 50 % e per correttezza, come si usa dire nella riviera, informa la signora che stava avendo anche altri colloqui e pensava di prendersi un paio di giorni per pensarci. La signora la saluta con speranza e si accordano di sentirsi presto. Giulia pensava soprattutto all'ultima frase messa in coda a tutte le precisazioni, pur senza capire quale fosse il vero significato “ti mando a casa 1300 = una figata!”
Nelle sue ricerche di lavoro estivo aveva sempre accettato alla prima offerta, “DATO LA PAROLA”, peraltro mai smentita, ma ora voleva avere un' idea più ampia riguardo agli stipendi e provare a scegliere l' offerta migliore se ce ne fosse stata una, considerato che per aver avuto sempre un comportamento corretto spesso le occasioni di migliore retribuzione erano arrivate a parola data. Il commerciante vuole mille garanzie; stagione intera, bella presenza, lingue, serietà, pulizia, dinamismo. Vendita certa e soprattutto qualcuno che non faccia troppe domande e non contratti la messa in regola che é sempre la metà o meno della metà, magari accettando la proposta del diffuso “contratto a chiamata” molto conveniente per il datore di lavoro perché totalmente libero di dichiarare le ore in regola che vuole, che possono essere anche tre. Da intendersi tre al mese, rispetto alle 280-290-300 e più ore effettive come da accordi. Giulia lo aveva ben conosciuto il contratto a chiamata...e voleva capire meglio anche gli altri.

Il sorriso sulle labbra.

L’appuntamento si svolge in un negozio proprio dietro al primo, meno gradevole a vista e in secondo piano rispetto al passaggio dei turisti. Il titolare e la sua collega, cinquantenni e giovanili la accolgono con molta gentilezza rispetto alla signora sbrigativa ma dinamica di prima. Due parole e una panoramica sull' organizzazione del negozio. Partono chiacchere allungate con l'acqua come per il vino. Giulia cerca di essere sincera e professionale, la stanno studiando, cercano qualcuno di fidato, pensa. Vogliono parlare. La collega si apre in lusinghe sull' empatia e sensazioni positive per la ragazza, il destino che si compie fatto dal caso di entrare a chiedere:- ho visto il cartello cercasi commessa, avete bisogno?-. Continuano presentandosi come una famiglia, parlando del bene che si vogliono, di quanto ridono, quanto sono dinamici, gran lavoratori ma con allegria, proprio una bella equipe, un' equipe vincente e il titolare aggiunge che lei, la collega é addirittura meglio di sua moglie, per sottolineare il loro affiatamento come per convincerla. Cercano persone sorridenti, simpatiche come loro, brave a vendere e pazienti perché c'é molto da fare con i clienti che hanno loro. Sembra una sviolinata. Il titolare lascia parlare la collega di fiducia -“Sì sì, ci piaci ci piaci, per noi é importante stare bene insieme e poi me lo sento, me lo sento dentro, é proprio una sensazione forte che ho e di solito non mi sbaglio, per noi vai bene! Proprio me lo sento! Sai! Sì sì. E poi...magari é destino no?! Venuta per caso..!”-. Finito l'entusiasmo karmico lei gli rimbalza gli occhi, tocca a lui. Sarebbe ora di parlare di accordi e stipendio, pensa Giulia che trovandoli comunque molto piacevoli, tolta la storia del destino, non osa cominciare il discorso per non rompere l' aria “positiva” tanto lanciata in suo favore e passare per quella che pensa solo ai soldi visto che loro si vogliono tanto bene e lavorano per passione. Dopo venti minuti finalmente il titolare prende parola -“A grandi lineee, visto che hai già fatto diversi colloquii, quanto danno in giro? Così, giusto per saperee...Che orari ti hanno proposto?? Quanto mettono in regola? L' anno scorso quanto ti hanno pagata? Ma cosa vendevi? Ma sai vendere? Che orario facevi? No perchéé, così giusto per sapere...Ect”-. Giulia, sente muoversi nello stomaco un grigno per via di queste domande che proprio non si aspettava, trovandole scorrette e inopportune. Si sforza di ignorarlo quel grigno che nasce per il timore dello sfruttamento ormai legalizzato e accettato, così mantiene educazione, lo trattiene e in tre secondi cerca di dare la risposta giusta. Dopo il test attitudinale dell'acqua nel vino usato in provincia c' é anche il test stipendiale. Risponde con il 1100, il 1200 e il 1300, sottolineando con diplomazia le differenti esigenze del luogo di lavoro. -Però! Quel negozio un po' buio é esigente! Sono tanto gentili e contenti ma di stipendio si fatica a parlare! Quante domande, affermazioni, furbizie, un “Ah! Abiti vicino” diventa - Ah! Abita vicino, bene così ogni qual volta abbiamo bisogno è a disposizione- un “Ah non sei sposata, non hai figli!” diventa -...Così non ci sono problemi in più- un “Ah, sì le paghe tanto sono queste...” diventa - Bene così ho un' idea di cosa darle e non ci perdo...-.
La collega amica spalleggia per Giulia e spinge il titolare a sbilanciarsi. Sono passati trenta minuti, si é parlato del lavorare bene, del più e del meno, di quanto lei piace perché se lo sentono dentro, acqua e vino ma senza pane. Ancora non le hanno fatto una proposta economica a parte l' interrogatorio e la precisazione delle loro esigenze: nove ore in totale, mattina/sera, quattro in regola, inclusi i giorni di pioggia (in cui si lavora di più per la stessa cifra) detto con il sorriso felice naturalmente! Il titolare é pronto a confermarla ma sottolinea che cercava un' apprendista e parte il discorso sulla crisi, su come i giorni dei ponti avrebbero definito l’andamento della stagione, sul fatto che tocca risparmiare. Oscilla sul 1100 dicendo che comunque se ne può parlare, la collega spinge per il 1200. -“Ti va bene Giulia? Daiii! Daiii! Che ti troverai bene con noi! Vedrai! Ne sono sicura me lo sento!”-. Giulia pensa all' offerta precedente, ma considerata la loro evidente allegria pensa di accettare (il posto buio rafforza gli animi, forse saranno davvero più gentili, pensa Giulia) evita però di sbilanciarsi e ripete che avendo dei colloqui in corso vorrebbe qualche giorno per pensarci. Del resto siamo alla metà di Aprile e aveva appena verificato che i tre posti contattati alle stesse condizioni offrivano prezzi diversi. Perché? Sì, perché, stesse identiche condizioni ma prezzi diversi?
Per la prima volta Giulia si toglie l'obbligo e l'urgenza di accettare il primo contatto a uniche condizioni, con la consueta “parola data” che rende i romagnoli i siciliani del nord. Resta in ogni caso perplessa per la modalità e il tono con il quale le vengono presentate le condizioni, le esigenze dei posti di lavoro sorvolando o girando intorno al prezzo. Lei di esigenze ne ha solo due; quella di essere pagata il giusto in base al mercato ed essere sfruttata il giusto e non il troppo. “Tre mesi tutti i giorni sono lunghi, conviene trovare un posto dove si sta anche bene” pensa.
Con professionalita.

Continua a leggere annunci. Un “cercasi commessa per negozio alta moda, centro, lingue, serietà max 29” la spinge a tentare. La telefonata si dilunga piacevolmente nonostante il fuori età e la donna al telefono che trova Giulia interessante le propone un' incontro. Giulia é contenta e stupita e saluta restando con una sensazione di possibile vita migliore anche perché per la prima volta nella sua vita aveva sentito menzionare “il giorno libero”. WOW! L' incontro con i due titolari é molto piacevole, franco e diretto. Il negozio é sofisticato e loro sembrano molto professionali. Pensa :-“finalmente la civiltà”-. Nessun sotterfugio, frasi strappate, tergiversamenti o ambiguità di comunicazione. Spiegano le loro esigenze in modo naturale e non furbo. Si percepisce un rispetto per la persona. Tutto é molto chiaro, ma resta il problema dell' età che non le fanno pesare troppo anche se sottolineano che avendo appena aperto il negozio sperano solo di avere una buona stagione e non troppe spese. In seguito proprio loro sottolineano che sarebbe un bene che Giulia riuscisse a prendere la disoccupazione. “Incredibile” pensa Giulia “ Beh, in effetti sono di Modena, forse sono lontano dall’ottica dello sfruttamento romagnolo”. Si mostrano così ben disposti nei suoi confronti che dopo il lungo colloquio terminato con un :-“avremmo proprio bisogno di una persona come te!”- telefonano seduta stante al loro commercialista per trovare una formula efficace per tutti. Dopo 15 minuti non riescono a contattarlo, quindi la salutano con un :-“ ci sentiamo al più presto, appena abbiamo parlato con lui ti facciamo sapere...allora caso mai ci sentiamo, dopo! ”-. Giulia é molto molto contenta e speranzosa che la cosa vada in porto. :-“Finalmente! E' proprio vero, chi cerca trova”-. Dopo due giorni nessuna notizia.
Quando sono i lavoratori a bucare appuntamenti o telefonate di educazione ecco che partono i commenti sgradevoli. Richiamare sempre, anche per disdire é una grande forma di educazione, pensa da sempre Giulia. Non richiamare, una grande forma di maleducazione.


Una chiara ambiguità.

Ora si sente di prendere una decisione con i precedenti contatti, per evitare di restare senza lavoro. La signora sbrigativa o il negozio buio con quelli che si vogliono tanto bene? Non sa cosa scegliere. Un turbine di pensieri la confonde, la chiarisce e la riconfonde. Chiede consiglio, ma é un terno all'otto. I “se” qui e “se” là non finiscono. Decide per quelli sorridenti ma all'ultimo momento, alla scadenza dei giorni concordati con la signora sbrigativa, Giulia focalizza questo pensiero :-se vado da loro, c'é caso che con la scusa del bene e i sorrisi questi si approfittano, ed io che non riesco a dire di no sono fritta. La signora sbrigativa ha l' aria sbrigativa ma forse é più professionale-.
Visto che con i sorridenti non era stata fissata una scadenza imminente, per la prima volta decide di fare i suoi interessi confermando con la signora sbrigativa e tenendosi per il “non si sa mai” un po' di giorni in più con gli altri. Giulia sente un leggero senso di colpa perché non aveva mai tenuto in ballo più situazioni che in un' altra lingua si traduce in un “non aveva mai pensato prima Esclusivamente ai suoi interessi”. -Infondo sto cercando lavoro, non una famiglia- si dice Giulia.
Rafforzata dalla sua decisione chiama e conferma. La signora sbrigativa le chiede di passare per rivedere il negozio e riparlarsi con calma. Sole nel magazzino si confermano tutte le cose già dette. Giulia però voleva sincerarsi bene sul significato del “ti mando a casa prima”. Ecco che la signora, sempre per correttezza “perché é meglio chiarire tutto all' inizio” come ha ripetuto almeno cinque o sei volte, pesca ancora quel “ti mando a casa prima, quando non c'é da fare”. Giulia rimane stranita, -1.300 ma ti mando a casa-. Non riesce a capire e per non passare da arrogante o maleducata esita nel chiarimento.- Certo che la signora, dice di dire tutto ma sta spudoratamente deviando sul dettaglio più importante!- Giulia é delusa perché capisce che qui c'é un inghippo, “Dire tutto no non significa forse essere chiari? Dire tutto, non vuol dire forse essere sicuri che l' altro abbia capito bene?”. A quanto pare dire tutto non é dire tutto tutto. Essere chiari e preoccuparsi che l'altro abbia capito bene significa non solo esser corretti ma anche Sinceri. Negli attimi di esitazione della ragazza la signora cerca di andarle incontro con una frase in più “...così poi scaliamoo”. Dire “Scusa ma non ti posso più dare 1300, ti può andare bene ugualmente?” é difficile?? Mantenere l'ambiguità permette al datore di lavoro di non perdere la faccia. Ora sta a Giulia la patata bollente e incastrata replica: “Ma - significa - che - scala - dallo - stipendio? Tanto per esser chiari”. E la signora “ SI! ”. Giulia sbigottita non riesce a dire no, né riesce ad approfondire il discorso, sperando che quei 1300 non diventino 1000 o meno, cerca di vedere nella sua futura titolare un intento non proprio venale. Aveva già fatto quattro colloqui, aveva deciso di fermarsi. Si accordano per un giorno nel quale avere un' infarinatura del negozio. Ormai aveva deciso, ma per fortuna aveva tenuto in sospeso il negozio buio di quelli felici.
Per trovare lavoro nella riviera romagnola tocca vederne di tutti i colori. Quelli felici che lavorano nel negozio buio ma restano felici perché si vogliono tanto bene e lavorano per contentezza e non per bisogno e guai a parlare di soldi. Quelli che dicono tutto ma non é vero per via dei soldi. Quelli che sono tanto professionali ma non non ti telefonano mai più a causa dei soldi.
Trovare la soluzione ottimale quale quella di esser sfruttati ma non troppo, questo é il vero lavoro. Per trovare lavoro, bisogna prima passare per il lavoro di capire, immaginare, intuire, parare il colpo, rilanciare, sperare. E ancora il lavoro di trovare il tempo per trovare lavoro, tra chi ti chiede di andare subito, di passare domani o ripassare la prossima settimana o mercoledì , lunedì, sabato. E ancora il lavoro di dover capire quanto viene pagato un lavoro, quanto deve essere pagato un lavoro. Trovare un lavoro é un vero lavoro.
Giulia, proprio per capire quant' é lo stipendio effettivo del suo lavoro di commessa visto che fin d'ora l'é parsa un' asta, si reca ai sindacati e, dopo l’approfondito chiarimento, si rende conto di essersi fatta troppi scrupoli di trasparenza.
La tariffa per le commesse é suddivisa a livelli dall' 1° al 7°. L' 1° é quello più pagato. Si considerano le 6 ore e 40 giornaliere, il giorno libero, gli extra, i festivi, la tariffa notturna, la 13° esima, la 14°esima, il tfr-licenziamento, la malattia. L'esempio del 4° livello per 6 ore e 40 min é tariffario corrisponde a 1.373.75 euro lorde al mese, di cui 1.100.00 netti circa, più 50 euro per la responsabilità della gestione cassa. Ora Giulia ha una visione più chiara. Il forfait usato dal lavoro stagionale comprende tutte queste cose, ridotte in uno stipendio mensile di 1100, 1200 o i 1300 scalati per ben 9 nove ore al giorno tutti i giorni. E' un vero e proprio ladrocinio. Una cosa vergognosa. Nove ore al giorno per 1200 euro al mese significa essere pagati 4 euro e 30 centesimi all'ora, calcolando gli effettivi 31 giorni al mese.
Giulia pensa al cosiddetto forfait, chi ha inventato il “concetto di forfait” in base a quale logica si é formulata una cifra del genere proporzionata a quelle condizioni lavorative. Com' é stato possibile?. Ha modo anche di verificare il suo inquadramento per livelli e si accorge che la sua posizione nel corso delle precedenti tre stagioni estive si é abbassata dal 3° al 5° livello della scorsa estate. :-“Come? Ho più esperienza, ho gestito la cassa, ho chiuso aperto il negozio, sono responsabile, fidata, ho fatto i turni con elasticità, l' inventario, le pulizie, tutto questo per scendere di grado in un negozio che vendeva firme? Assurdo.-” Giulia é disgustata. -“Si ha più esperienza, più mansioni, ma si vale di meno”.
Le rode dentro quel “1300 sleale” della signora sbrigativa che significa non altro -“ti voglio dare 1200 o anche meno”. Giulia pensa di disdire quantomeno per il principio dell' onesta. La slealtà é troppo. Le restano delle tensioni per tutto il giorno perché a parola data non aveva mai disdetto. E' veramente affranta ma anche molto arrabbiata. Mammamia! A questo punto pensa che é meglio chi é tirato ma chiaro di chi ti inganna mentre ti chiede puntualità e precisione. Si fa forza pensando di continuare a cercare almeno per qualche giorno sperando di incontrare la cifra di 1300 o 1400 euro al mese, anche come verifica di stipendi più ragionevoli e nel caso andare nel negozio buio di quelli contenti. Dopo i vari ragionamenti le tocca la telefonata, ma ecco che per quei strani casi della vita é lei a riceverla proprio dalla signora sbrigativa :-“...ah, ciao...sono...sentii, siccome ho parlato con il mio commercialista...ecco mi ha detto che ho già quattro dipendenti e non posso più assumerne altri...ecco, così, te lo volevo dire subito...così...ecco. Ciao”-. Giulia é solo riuscita a sillabare :- Ah!, Sì! Ah! Ok, Buonasera-. Per fortuna che un' istinto le aveva fatto fare per la prima volta i suoi interessi. Diversamente da oggi, Giulia avrebbe comunicato subito al negozio buio l'impegno già preso. “Che la signora sbrigativa si fosse fatta cuocere la coda di paglia dagli occhi sgranati a bocca aperta dal - ma - significa - che - scala - dallo – stipendio?” che Giulia aveva sillabato? Forse.




-Abracadabra-

2 commenti:

Il Video-blog dei giovani ha detto...

molto vero e molto bello questo racconto... sarebbe interessante sapere come va a finire la storia di Giulia.

Anonimo ha detto...

"Scala dallo stipendio?"
"Ma no cara Giulia... visto che il negozio non lavora, la lascio a casa e continuo a pagarle i tuoi 1300 eurini al mese. Anzi quasi quasi continuo a pagarla anche durante l'inverno quando il negozio è chiuso. Va bene per lei!? Tanto per me non fa nessuna differenza."

Si può sapere poi dove prendete sempre sto 4 livello per stimare lo stipendio di un lavoratore stagionale?
Guardate che non è corretto fare la media, dal momento che i livelli sono 7...

Lo sapete che molti laureati (architetti, ingegneri, etc) cominciano con un 4-5 livello?
Perché mai un cameriere o una commessa dovrebbero essere considerati un 4 livello?

Trovo sia giusto pagare l'esperienza, ma questa la si vede sul campo visto che spesso la gente ha fin troppa fantasia a scrivere curricula.

Ho sempre fatto la stagione in riviera e a parte il primo anno, in cui lo stipendio era quello che era, ho sempre prese quello che meritavo.
In 2 anni ho visto lo stipendio raddoppiare.
Ora da laureato lavoro come impiegato e ammetto di rimpiangere un po' i vecchi tempi.