
Riccione, Aprile - Maggio 2009.
L' Associazione Albergatori, il Centro Impiego, il Fò di Romagna, le Agenzie Interinali, il passa parola, internet e un po' di fortuna sono i mezzi consueti per venire a conoscenza di richieste di lavoro nella Perla della Riviera Adriatica. Nell' epoca del precariato e del caos generazionale dove i trentenni vengono chiamati dall' Italia e dal resto dell' Europa “Bambini” perché vivono ancora con i genitori e perché non fanno figli, la narrazione può assumere un ruolo cruciale nel restituire e comprendere la realtà.Seguendo fianco a fianco l’esperienza di una “ giovane 35enne, nubile, senza figli, istruita con bella presenza e modi garbati, nata nella gettonata Riccione”, si può raccontare il presente vissuto sulla pelle e il futuro costantemente immaginato. Le pagine diventano un vero e proprio diario di indirizzi, appunti meticolosi e numeri di telefono raccolti in un mese di ricerca del lavoro, che la ragazza ordina per non confondersi e decifrare meglio le tante simili ma diverse richieste. Offerta: “cercasi commessa del posto, stagione estiva, neg. abbigliamento, full time. Bella presenza, esperienza, lingue russo, inglese, francese, tedesco, max 29, astenersi perditempo. Mandare Curriculum all'indirizzo mail... tel...”. Per trovare lavoro oggi bisogna essere tutto. Bravi, belli, istruiti ma soprattutto virtuosi in omertà.Giulia, così chiameremo questa ragazza, all' inizio di Aprile comincia le sue ricerche per la stagione di Giugno Luglio e Agosto. Spedisce via mail tre cv scartando le offerte max 29 anni e comincia con le prime telefonate. Pochi giorni e nessun arrivo in posta elettronica, al telefono stesse risposte :“ci porti intanto il cv, la valuteremo” “in questo momento stiamo già provando delle ragazze”,“ abbiamo già fatto, la saluto”, “ ci chiami verso metà mese”. Giulia pensa: c'é tempo!
Ecco un' altro annuncio, telefona e si reca al primo appuntamento. La proposta di nove ore al giorno, orario spezzato mattina/sera, 1.100.00 euro al mese, tutti i giorni. Il titolare cortese si assicura che avesse già avuto esperienza nel settore ma mostra una perplessità per la messa in regola anche part-time e dice che la contatterà.Un passa parola l' avverte di un bel negozio non lontano dalla sua abitazione, una via non centrale ma strategica per il passaggio continuo di turisti. Giulia telefona ed ottiene un' incontro. Entra in negozio e la signora che stava servendo una cliente la guarda: Hai bisogno? - Sì, buongiorno sono Giulia per il nostro appuntamento- la signora molla sull' istante la cliente lasciandole un capo in mano e invita la ragazza ad accomiatarsi a parlar di affari. Aveva fretta di stringere. -“Hai detto che sei del posto giusto? Dove abiti? Ah, vicino! A me serve una che sappia vendere e che sappia bene le lingue, io sono un po' esigente con la pulizia quindi voglio attenzione...dunque...qui l'orario é mattina e sera, fino a mezzanotte, in tutto nove ore, ma ti metto in regola per quattro, due la mattina e due la sera. Sei sposata? Per lo stipendio quanto vuoi? No perché iooo preferisco chiarire prima per non avere problemi, dunquee, sai che é un forfait tutto compreso no? 13esima, 14esima ect... La domenica si lavora lo sai...Non é che poi te ne vai via eh?! Allora quanto vuoi?”. Giulia non si sbilancia. La signora esita ma poi dice:-“Mh, mhh...ti va beneee.. 1.300.00 al mese?! Comunque per me vai bene, sì sì vai bene, allora ok? ”- e in velocità aggiunge -“..eee, quando poii c'é meno da fareee ti mando a casa prima. Allora? Va bene? 1.300?”-. Giulia conferma al 50 % e per correttezza, come si usa dire nella riviera, informa la signora che stava avendo anche altri colloqui e pensava di prendersi un paio di giorni per pensarci. La signora la saluta con speranza e si accordano di sentirsi presto. Giulia pensava soprattutto all'ultima frase messa in coda a tutte le precisazioni, pur senza capire quale fosse il vero significato “ti mando a casa 1300 = una figata!”
Nelle sue ricerche di lavoro estivo aveva sempre accettato alla prima offerta, “DATO LA PAROLA”, peraltro mai smentita, ma ora voleva avere un' idea più ampia riguardo agli stipendi e provare a scegliere l' offerta migliore se ce ne fosse stata una, considerato che per aver avuto sempre un comportamento corretto spesso le occasioni di migliore retribuzione erano arrivate a parola data. Il commerciante vuole mille garanzie; stagione intera, bella presenza, lingue, serietà, pulizia, dinamismo. Vendita certa e soprattutto qualcuno che non faccia troppe domande e non contratti la messa in regola che é sempre la metà o meno della metà, magari accettando la proposta del diffuso “contratto a chiamata” molto conveniente per il datore di lavoro perché totalmente libero di dichiarare le ore in regola che vuole, che possono essere anche tre. Da intendersi tre al mese, rispetto alle 280-290-300 e più ore effettive come da accordi. Giulia lo aveva ben conosciuto il contratto a chiamata...e voleva capire meglio anche gli altri.
La collega amica spalleggia per Giulia e spinge il titolare a sbilanciarsi. Sono passati trenta minuti, si é parlato del lavorare bene, del più e del meno, di quanto lei piace perché se lo sentono dentro, acqua e vino ma senza pane. Ancora non le hanno fatto una proposta economica a parte l' interrogatorio e la precisazione delle loro esigenze: nove ore in totale, mattina/sera, quattro in regola, inclusi i giorni di pioggia (in cui si lavora di più per la stessa cifra) detto con il sorriso felice naturalmente! Il titolare é pronto a confermarla ma sottolinea che cercava un' apprendista e parte il discorso sulla crisi, su come i giorni dei ponti avrebbero definito l’andamento della stagione, sul fatto che tocca risparmiare. Oscilla sul 1100 dicendo che comunque se ne può parlare, la collega spinge per il 1200. -“Ti va bene Giulia? Daiii! Daiii! Che ti troverai bene con noi! Vedrai! Ne sono sicura me lo sento!”-. Giulia pensa all' offerta precedente, ma considerata la loro evidente allegria pensa di accettare (il posto buio rafforza gli animi, forse saranno davvero più gentili, pensa Giulia) evita però di sbilanciarsi e ripete che avendo dei colloqui in corso vorrebbe qualche giorno per pensarci. Del resto siamo alla metà di Aprile e aveva appena verificato che i tre posti contattati alle stesse condizioni offrivano prezzi diversi. Perché? Sì, perché, stesse identiche condizioni ma prezzi diversi?
Per la prima volta Giulia si toglie l'obbligo e l'urgenza di accettare il primo contatto a uniche condizioni, con la consueta “parola data” che rende i romagnoli i siciliani del nord. Resta in ogni caso perplessa per la modalità e il tono con il quale le vengono presentate le condizioni, le esigenze dei posti di lavoro sorvolando o girando intorno al prezzo. Lei di esigenze ne ha solo due; quella di essere pagata il giusto in base al mercato ed essere sfruttata il giusto e non il troppo. “Tre mesi tutti i giorni sono lunghi, conviene trovare un posto dove si sta anche bene” pensa.
Quando sono i lavoratori a bucare appuntamenti o telefonate di educazione ecco che partono i commenti sgradevoli. Richiamare sempre, anche per disdire é una grande forma di educazione, pensa da sempre Giulia. Non richiamare, una grande forma di maleducazione.
Visto che con i sorridenti non era stata fissata una scadenza imminente, per la prima volta decide di fare i suoi interessi confermando con la signora sbrigativa e tenendosi per il “non si sa mai” un po' di giorni in più con gli altri. Giulia sente un leggero senso di colpa perché non aveva mai tenuto in ballo più situazioni che in un' altra lingua si traduce in un “non aveva mai pensato prima Esclusivamente ai suoi interessi”. -Infondo sto cercando lavoro, non una famiglia- si dice Giulia.
Rafforzata dalla sua decisione chiama e conferma. La signora sbrigativa le chiede di passare per rivedere il negozio e riparlarsi con calma. Sole nel magazzino si confermano tutte le cose già dette. Giulia però voleva sincerarsi bene sul significato del “ti mando a casa prima”. Ecco che la signora, sempre per correttezza “perché é meglio chiarire tutto all' inizio” come ha ripetuto almeno cinque o sei volte, pesca ancora quel “ti mando a casa prima, quando non c'é da fare”. Giulia rimane stranita, -1.300 ma ti mando a casa-. Non riesce a capire e per non passare da arrogante o maleducata esita nel chiarimento.- Certo che la signora, dice di dire tutto ma sta spudoratamente deviando sul dettaglio più importante!- Giulia é delusa perché capisce che qui c'é un inghippo, “Dire tutto no non significa forse essere chiari? Dire tutto, non vuol dire forse essere sicuri che l' altro abbia capito bene?”. A quanto pare dire tutto non é dire tutto tutto. Essere chiari e preoccuparsi che l'altro abbia capito bene significa non solo esser corretti ma anche Sinceri. Negli attimi di esitazione della ragazza la signora cerca di andarle incontro con una frase in più “...così poi scaliamoo”. Dire “Scusa ma non ti posso più dare 1300, ti può andare bene ugualmente?” é difficile?? Mantenere l'ambiguità permette al datore di lavoro di non perdere la faccia. Ora sta a Giulia la patata bollente e incastrata replica: “Ma - significa - che - scala - dallo - stipendio? Tanto per esser chiari”. E la signora “ SI! ”. Giulia sbigottita non riesce a dire no, né riesce ad approfondire il discorso, sperando che quei 1300 non diventino 1000 o meno, cerca di vedere nella sua futura titolare un intento non proprio venale. Aveva già fatto quattro colloqui, aveva deciso di fermarsi. Si accordano per un giorno nel quale avere un' infarinatura del negozio. Ormai aveva deciso, ma per fortuna aveva tenuto in sospeso il negozio buio di quelli felici.
Per trovare lavoro nella riviera romagnola tocca vederne di tutti i colori. Quelli felici che lavorano nel negozio buio ma restano felici perché si vogliono tanto bene e lavorano per contentezza e non per bisogno e guai a parlare di soldi. Quelli che dicono tutto ma non é vero per via dei soldi. Quelli che sono tanto professionali ma non non ti telefonano mai più a causa dei soldi.
Trovare la soluzione ottimale quale quella di esser sfruttati ma non troppo, questo é il vero lavoro. Per trovare lavoro, bisogna prima passare per il lavoro di capire, immaginare, intuire, parare il colpo, rilanciare, sperare. E ancora il lavoro di trovare il tempo per trovare lavoro, tra chi ti chiede di andare subito, di passare domani o ripassare la prossima settimana o mercoledì , lunedì, sabato. E ancora il lavoro di dover capire quanto viene pagato un lavoro, quanto deve essere pagato un lavoro. Trovare un lavoro é un vero lavoro.
Giulia, proprio per capire quant' é lo stipendio effettivo del suo lavoro di commessa visto che fin d'ora l'é parsa un' asta, si reca ai sindacati e, dopo l’approfondito chiarimento, si rende conto di essersi fatta troppi scrupoli di trasparenza.
La tariffa per le commesse é suddivisa a livelli dall' 1° al 7°. L' 1° é quello più pagato. Si considerano le 6 ore e 40 giornaliere, il giorno libero, gli extra, i festivi, la tariffa notturna, la 13° esima, la 14°esima, il tfr-licenziamento, la malattia. L'esempio del 4° livello per 6 ore e 40 min é tariffario corrisponde a 1.373.75 euro lorde al mese, di cui 1.100.00 netti circa, più 50 euro per la responsabilità della gestione cassa. Ora Giulia ha una visione più chiara. Il forfait usato dal lavoro stagionale comprende tutte queste cose, ridotte in uno stipendio mensile di 1100, 1200 o i 1300 scalati per ben 9 nove ore al giorno tutti i giorni. E' un vero e proprio ladrocinio. Una cosa vergognosa. Nove ore al giorno per 1200 euro al mese significa essere pagati 4 euro e 30 centesimi all'ora, calcolando gli effettivi 31 giorni al mese.
Giulia pensa al cosiddetto forfait, chi ha inventato il “concetto di forfait” in base a quale logica si é formulata una cifra del genere proporzionata a quelle condizioni lavorative. Com' é stato possibile?. Ha modo anche di verificare il suo inquadramento per livelli e si accorge che la sua posizione nel corso delle precedenti tre stagioni estive si é abbassata dal 3° al 5° livello della scorsa estate. :-“Come? Ho più esperienza, ho gestito la cassa, ho chiuso aperto il negozio, sono responsabile, fidata, ho fatto i turni con elasticità, l' inventario, le pulizie, tutto questo per scendere di grado in un negozio che vendeva firme? Assurdo.-” Giulia é disgustata. -“Si ha più esperienza, più mansioni, ma si vale di meno”.
Le rode dentro quel “1300 sleale” della signora sbrigativa che significa non altro -“ti voglio dare 1200 o anche meno”. Giulia pensa di disdire quantomeno per il principio dell' onesta. La slealtà é troppo. Le restano delle tensioni per tutto il giorno perché a parola data non aveva mai disdetto. E' veramente affranta ma anche molto arrabbiata. Mammamia! A questo punto pensa che é meglio chi é tirato ma chiaro di chi ti inganna mentre ti chiede puntualità e precisione. Si fa forza pensando di continuare a cercare almeno per qualche giorno sperando di incontrare la cifra di 1300 o 1400 euro al mese, anche come verifica di stipendi più ragionevoli e nel caso andare nel negozio buio di quelli contenti. Dopo i vari ragionamenti le tocca la telefonata, ma ecco che per quei strani casi della vita é lei a riceverla proprio dalla signora sbrigativa :-“...ah, ciao...sono...sentii, siccome ho parlato con il mio commercialista...ecco mi ha detto che ho già quattro dipendenti e non posso più assumerne altri...ecco, così, te lo volevo dire subito...così...ecco. Ciao”-. Giulia é solo riuscita a sillabare :- Ah!, Sì! Ah! Ok, Buonasera-. Per fortuna che un' istinto le aveva fatto fare per la prima volta i suoi interessi. Diversamente da oggi, Giulia avrebbe comunicato subito al negozio buio l'impegno già preso. “Che la signora sbrigativa si fosse fatta cuocere la coda di paglia dagli occhi sgranati a bocca aperta dal - ma - significa - che - scala - dallo – stipendio?” che Giulia aveva sillabato? Forse.
2 commenti:
molto vero e molto bello questo racconto... sarebbe interessante sapere come va a finire la storia di Giulia.
"Scala dallo stipendio?"
"Ma no cara Giulia... visto che il negozio non lavora, la lascio a casa e continuo a pagarle i tuoi 1300 eurini al mese. Anzi quasi quasi continuo a pagarla anche durante l'inverno quando il negozio è chiuso. Va bene per lei!? Tanto per me non fa nessuna differenza."
Si può sapere poi dove prendete sempre sto 4 livello per stimare lo stipendio di un lavoratore stagionale?
Guardate che non è corretto fare la media, dal momento che i livelli sono 7...
Lo sapete che molti laureati (architetti, ingegneri, etc) cominciano con un 4-5 livello?
Perché mai un cameriere o una commessa dovrebbero essere considerati un 4 livello?
Trovo sia giusto pagare l'esperienza, ma questa la si vede sul campo visto che spesso la gente ha fin troppa fantasia a scrivere curricula.
Ho sempre fatto la stagione in riviera e a parte il primo anno, in cui lo stipendio era quello che era, ho sempre prese quello che meritavo.
In 2 anni ho visto lo stipendio raddoppiare.
Ora da laureato lavoro come impiegato e ammetto di rimpiangere un po' i vecchi tempi.
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